La secchezza vaginale è un problema estremamente diffuso; si stima che il 20-30 % ne soffra e soltanto 1 donna su 4 ne parla e chiede aiuto. È un tema importante in noi donne perché mina la nostra serenità sessuale creando delle barriere alle relazioni di coppia anche perché l’uso di lubrificanti locali, spesso, non sono sufficienti a togliere il dolore e a permettere di vivere un rapporto in modo soddisfacente.

Cause

Una delle cause principali è la diminuzione di estrogeni. Gli estrogeni hanno il compito di mantenere elastici i tessuti e di stimolare la secrezione vaginale. La vagina, insieme all’uretra sono le zone più colpita per l’assenza di estrogeni.

La secchezza generalmente si manifesta 2-3 anni dopo la menopausa in quanto I livelli di estrogeni diminuiscono fisiologicamente e le pliche vaginali si assottigliano;

si può manifestare anche dopo una rimozione chirurgica delle ovaie, dopo l’assunzione di terapie anti-estrogeniche usate per combattere il tumore al seno, terapie chemioterapiche, durante l’allattamento,  dopo l’assunzione di antidepressivi e antistaminici e anche con l’uso eccessivo di lavande vaginali.

Da non escludere, una secchezza vaginale causata da un’insufficiente eccitazione sessuale per motivi psicologici e relazionali.

Anche i periodi intensi di stress psico-fisico possono essere causa di secchezza vaginale. In questo caso spesso è accompagnata da problemi al ciclo, come cicli irregolari o addirittura amenorrea. Da non dimenticare che la mancanza di estrogeni altera i caratteri sessuali secondari e con loro la percezione biologica di femminilità. Quella sensazione che molte donne descrivono come di “essere ibernate”, prive d’impulsi sessuali sono spesso una carenza ormonale.

Trattamenti disponibili

Mantenere idratata la vagina è un primo passo; idratazione non significa lubrificazione prima dei rapporti, ma un trattamento quotidiano con una crema specifica o anche semplicemente con il burro di Karitè.

La terapia estrogenica locale su prescrizione medica può essere molto efficace.

Secondo la IMS ( International Menopause society, 2010 )[1] gli estrogeni locali sono sicuri, efficaci e hanno pochissime controindicazioni. Essi vengono inseriti in vagina sotto forma di creme con applicatori o sotto forma di ovuli o anelli da rimuovere dopo 3 mesi circa.

Oggi ci sono soluzioni innovative che in poco tempo posso ridurre drasticamente il problema perché usano la combinazione di più metodiche. ( vedi: Vagy combi)  la radiofrequenza e l’elettroporazione.

La radiofrequenza è una metodica non invasiva e non dolorosa che per mezzo di applicatori esterni ed interni capaci di indurre un aumento della temperatura, ripristinano il potenziale energetico delle membrane cellulari e stimolano la produzione di collagene, garantendo così effetti rigenerativi sulla zona interessata fin dai primi trattamenti.

L’elettroporazione è anch’essa una tecnologia non invasiva e non dolorosa che con un particolare impulso elettromagnetico fa sì che un principio attivo ( estrogeni, creme idratanti specifiche per la secchezza vaginale) venga assorbito senza aghi per via transdermica, garantendo una più alta concentrazione ed efficacia solo sulle zone interessate.

Da non sottovalutare anche l’aiuto che può arrivare da un’adeguata alimentazione ed eventualmente l’assunzione di fitoestrogeni.

Molti studi hanno dimostrato un effetto benefico dei fitoestrogeni nell’area urogenitale delle preparazioni a base di isoflavoni della soia e del trifoglio rosso. Queste sostanze esercitano degli effetti simili a quelli degli estrogeni, e dato che al momento non esistono dati totalmente sicuri di questi preparati, non sono consigliati nelle donne con tumori ormono-sensibili come il tumore al seno e tumori agli organi genitali.

La vitamina E aumenta la lubrificazione vaginale e regola l’epitelio squamoso stratificato vaginale. L’assunzione consigliata solitamente si aggira tra 60 e 80 mg al giorno. (una manciata di mandole per esempio )

La riabilitazione perineale, è fondamentale per tenere tonici i muscoli del pavimento pelvico favorendone la circolazione sanguigna e riducendo al massimo il riflesso di contrazione in risposta alla secchezza vaginale, che è causa di ulteriore dolore e inibizione della lubrificazione all’inizio del rapporto sessuale.

Anche l’automassaggio perineale, meglio se aiutato con l’olio d’iperico, per 5 minuti 2-3 volte al giorno,  può aiutare a di ripristinare la normale elasticità della muscolatura perineale. 

[1] (2) International Menopause Society “Raccomandazioni per la gestione dell’atrofia vaginale post menopausale” 1 ottobre 2010  D.W. Sturdee and N. Panay